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lunedì 18 aprile 2011

la settimana santa

se non che, proprio perché umanità e divinità in Cristo sono uno, essendo Gesù Dio, ecco che Egli ha la forza di superare questa immensa prova, grande come Dio, e nello stesso grido, in cui è velata, ma contenuta, tutta la potenza dell'Amore onnipotente, si riabbandona al Padre, riunendosi con lui.

se Gesù non fosse stato Dio, ciò non sarebbe stato possibile. Ed è per questo che nell'abbandono Egli appare più Dio che mai.

è in questo dolore che Gesù compie tutto quando doveva: "consummatum est".

insieme con questo orribile peso - dice GP II nella Salvifici Doloris -, misurando l'intero male di voltare le spalle a Dio, contenuto nel peccato, Cristo, mediante la divina profondità dell'unione filiale col Padre, percepisce in modo umanamente inesprimibile questa sofferenza che è il distacco, la ripulsa del Padre, la rottura con Dio.

ma proprio mediante tale sofferenza Egli compie la redenzione, e può dire spirando: "tutto è compiuto" (Gv 19, 30).

e per questo dolore anche la sua umanità risorgerà glorificata e sarà degna di salire alla destra del Padre; e particolarmente per questo dolore gli uomini diventano figli di Dio.




"... proprio mentre ne era oppresso - è pensiero di San Giovanni della Croce -,
Egli compì l'opera più meravigliosa di quante ne avesse compiute
in cielo e in terra durante la sua esistenza terrena
ricca di miracoli e di prodigi,
opera che consiste nell'aver riconciliato
e unito a Dio, per grazia, il genere umano".

(Chiara Lubich, Il grido, Città Nuova, 2008, pp. 22-23)

Buon cammino!